Il rapporto tra acque, ambiente e uomo si è sedimentato nel corso dei millenni anche attraverso una delle più antiche attività umane: la bonifica.
Nel territorio isontino tale attività prese le mossenella seconda metà dell’Ottocentodall’esigenza prioritaria di portare l’acqua ai campi in modo diffuso, tramite la costituzione di un soggetto giuridico destinato allo scopo ai sensi della legge imperiale 28 agosto 1870 ‘Uso e condotta delle acque e opere di difesa contro le stesse’, il Consorzio di acque appunto, che nel caso del comprensorio monfalconese fu il “Consorzio Acque dell’Agro Monfalconese”.
I Consorzi di Bonifica, sorti successivamente grazie anche alla promozione operata dal suddetto Consorzio,sono stati importanti pureper il risanamento idraulico ed igienico sanitario dell’Isontino e per aver reso possibili altre attività di natura non strettamente bonificatoria, che hanno concorso allo sviluppo socio-economico del territorio.
Consorzio Acque Agro Monfalconese
Il Consorzio “Acque dell’Agro Monfalconese” venne costituito nell’autunno del 1873 con provvedimento dell’amministrazione austro-ungarica, dopo una lunga trafila propositiva e procedurale avviata già nel 1844 Il suo comprensorio comprendeva 4.370 ettari, ricadenti nella Provincia di Gorizia nei comuni di Fogliano-Redipuglia, Monfalcone, Ronchi dei Legionari, Sagrado, San Canzian d’Isonzo, Staranzano, Turriaco, San Pier d’Isonzo) con sede a Ronchi dei Legionari.
Il Consorzio ha avuto una parte significativa tra il 1880 ed il 1940 nella diffusione della pratica irrigua e della bonifica idraulico-igienico-sanitaria in ambiti territoriali goriziani, friulani, giuliani ed istriani.
I suoi uffici, inoltre, alla fine della Grande Guerra hanno operato attivamente per la ricostruzione di centri abitati e di diverse infrastrutture del Monfalconese, devastati da quattro anni di operazioni militari (presso il Consorzio è stato attivo un ufficio per la determinazione dei danni di guerra). Va inoltre ricordato che le previsioni progettuali ottocentesche non si limitavano a quantificare solo strutture irrigue, ma contemplavano anche interventi per il risanamento delle plaghe paludose prive di adeguato sgrondo delle acque, estese soprattutto lungo la fascia litoranea tra Timavo e Isonzo. Infatti nel 1914 venne presentato alle autorità di Vienna anche un progetto di bonifica idraulica del monfalconese, progetto che andò disperso a causa degli avvenimenti della grande guerra, rinviando alla metà degli anni ’20 il risanamento del territorio.
Una delle opere più importanti realizzate in seno all’attività di questo Consorzio è la Presa di derivazione di Sagrado costruita tra il 1894 e il 1905.
La Rosta (così indicata nella tradizione popolare) consente di portare l’acqua alle campagne monfalconesi tramite il Canale Principale Dottori ed una fitta rete di canali minori (oggi sostituita dalle condotte in pressione per l’irrigazione a pioggia) e di sfruttare per la produzione di energia elettrica le sei “cascate” (salti idraulici) esistenti lungo il corso del canale stesso.
Appendice del Canale Dottori troviamo anche il Canale Navigabile “Eugenio Valentinis” aperto in esercizo il 30 settembre 1907 . La costruzione del Canale Valentinis è un esempio emblematico di efficace azione sinergica e di collaborazione concreta tra soggetti pubblici: il Comune di Monfalcone e il Consorzio Acque dell’Agro Monfalconese operanti con funzioni istituzionali diverse nello stesso ambito territoriale. La realizzazione della nuova opera fu fortemente voluta e tenacemente portata avanti dal Podestà del tempo conte Eugenio Valentinis, autorevole e lungimirante amministratore della cosa pubblica monfalconese. Egli era convinto che la presenza di un “porto canale” nelle adiacenze della Città, unità ad importanti infrastrutture, avrebbe calamitato nuovi insediamenti manifatturieri ed industriali, arrecando benefici concreti all’intero circondario ed alla stessa realtà agricola locale.
Consorzio di Bonifica del Brancolo
Il Consorzio di Bonifica del Brancolo fu costituito nel 1925 e comprendeva 3.300 ettari ricadenti nella Provincia di Gorizia nei comuni di Monfalcone, San Canzian d’Isonzo, Staranzano e Turriaco.
L’intervento bonificatorio è stato prevalentemente di natura idraulica con opportuni provvedimenti di carattereigienico-sanitario rivolti alla lotta antianofelica.
Sono state realizzate un articolato complesso di opere per la raccolta in capaci collettori delle abbondanti acque di natura meteorica e di risorgiva presenti nel territorio,nonché per la difesa dello stesso dalle esondazioni e dalle mareggiate con robuste arginature, a mare e a fiume.
Attenta cura fu riservata alla definizione ed al dimensionamento della rete scolante, soprattutto per non stravolgere l’assetto ambientale e non turbare il regime fondiario in essere.
Due sono attualmente gli impianti in esercizio per lo smaltimento meccanico delle acque: l’Idrovora Sacchetti e l’Idrovora Borlecchie,entrambi situate a Staranzano.
Con il fine di armonizzare gli interventi e, soprattutto, ottimizzare le spese nel 1935 venne costituito l’organismo di secondo grado denominato “Consorzi Riuniti di bonifica Acque Agro Monfalconese e Brancolo”, ubicato sempre nella storica sede di Ronchi dei Legionari. La struttura, guidata da un Comitato interconsorziale formato da 5 membri, ebbe il compito di gestire il personale amministrativo e tecnico. Le spese di gestione erano suddivise tra i due enti elementari: “Agro Monfalconese” 60%, “Brancolo” 40%.
I “Consorzi Riuniti”, primo esempio di razionalizzazione tra gli enti di bonifica dell’Isontino, sono stati sostituiti nel 1981dal Consorzio di Bonifica Bassa Pianura Isontina che ha assorbito l’Agro Monfalconese e il Brancolo.
Consorzio di Bonifica del Lisert
La palude del Lisert beneficiò più volte, nel corso degli ultimi tre secoli, dell’intervento dell’uomo, ma fu soprattutto nella prima metà del ‘900 che l’azione venne condotta in modo razionale grazie al Consorzio di Bonifica del Lisert. L’Ente, fondato nel 1926, includeva un comprensorio di 3.897 ettari nei comuni di Duino-Aurisina, Doberdò del Lago, Ronchi dei Legionari, Monfalcone e Staranzano ed aveva come obiettivo primario il contrasto all’emergenza malarica che nel quinquennio 1923-1927 aveva mietuto numerose vite umane.
Tra gli obiettivi di quella bonifica trovò spazio un’opera di grande impegno, quale la costruzione negli anni 1932-33 di una variante alla SS 14 (tracciata ai piedi delle colline carsiche ad est di Monfalcone) in modo da bypassare la plaga del Lisert e declassare la vecchia strada delle Terme romane e dei colli calcarei di monte S. Antonio e monte della Punta.
Oggi, grazie proprio alla bonifica, nella suddetta piana del Lisert hanno avuto modo di trovare localizzazione numerosi insediamenti industriali e nautici.
Consorzio di Bonifica delle Paludi del Preval
Il Consorzio di Bonifica delle Paludi del Preval, costituito nel 1927, comprendeva 1.110 ettari ricadenti nella Provincia di Gorizia nei comuni di Cormons, Capriva del Friuli, Mossa, San Floriano del Collio e Gorizia. Il Consorzio ha avuto carattere istituzionale essenzialmente idraulico-igienico-sanitario per assicurare nel comprensorio di competenza adeguato scarico alle acque meteoriche, di risorgiva e di ruscellamento tramite i torrenti e le rogge esistenti e con l’apertura di un’idonea rete di collettori di raccolta e smaltimento. L’appellativo “paludi” chiarisce emblematicamente, infatti, lo stato di disordine idraulico esistente a suo tempo con insalubrità diffusa e precarietà delle coltivazioni.A tali opere sono seguiti interventi antianofelici e la costruzione di diversi assi stradali minori.
Consorzio dell’Agro Cormonese Gradiscano
Il Consorzio di Bonifica dell’Agro Cormonese Gradiscano, costituito nel 1950, operava in un comprensorio di 8.670 ettari ricadenti in Provincia di Gorizia nei comuni di Gorizia, Lucinico, Capriva del Friuli, Mossa, San Lorenzo, Farra d’Isonzo, Gradisca d’Isonzo, Villesse, Medea e Romans d’Isonzo. Questo Consorzio, adindirizzo principalmente ‘irriguo’ realizzò diverse opere in tale ambito come il Canale Principale promiscuo irriguo-industriale per l’alimentazione della rete irrigua.
Accanto ai fini irrigui il progetto generale delle opere del Consorzio prevedeva che le acque dell’Isonzo fossero utilizzate anche a scopi industriali con produzione di energia elettrica. Si dovette aspettare fino al 1985, però, per vedere costruita la centrale idroelettrica di Monte Fortin.